Aspetto e Territorio

Acquasparta conserva ancora l’aspetto di un centro medioevale con una suggestiva cinta muraria, alcune torrette e una caratteristica “Porta Vecchia” che nei secoli passati consentiva l’accesso al paese. “Per chi la guarda dall’alto può sembrare una ferrigna nave mitica che, per il ritirarsi delle acque, sia restata sulla balza rocciosa protesa nella valle del Naia, di contro alla severa calma dei monti Martani”: così descriveva Acquasparta poeticamente Angelo Biagetti nella sua Guida Regionale del 1931.
Il Palazzo Cesi domina per la sua imponenza l’intero abitato, risale alla seconda metà del XVI secolo e all’interno sono conservate iscrizioni romane derivanti dalle rovine di Carsulae. Fu sede dell’Accademia dei Lincei e Galileo Galilei fu in questo palazzo ospitato dal principe Federico Cesi suo fondatore.
Testimonianza dell’origine medioevale è il dedalo di vicoli sito a valle del palazzo, con tanti deliziosi scorci.

All’interno delle mura si trovano la chiesa di Santa Cecilia, che conserva la tomba di Federico Cesi, e le chiese del Sacramento e di San Giuseppe.
Le due chiese più belle interessanti si trovano appena fuori le mura, la Madonna del Giglio, accanto alla porta medievale, nella parte bassa della città e l’elegante Chiesa di San Francesco, in un pulito e sobrissimo stile romanico, poco sopra l’entrata rinascimentale della città e che conserva un’interessante icona del XIV secolo.

Da non perdere negli immediati dintorni due gioielli, purtroppo abbandonati al degrado: la Chiesa di San Giovanni “De Butris” e l’Abbazia benedettina di Santa Lucia di Burchiano.
La chiesa di Chiesa di San Michele Arcangelo, sita sopra la strada per Spoleto.
Meritano una visita le Sorgenti dell’Amerino, conosciute da tempi antichissimi e celebrate per la rara efficacia contro le affezioni del ricambio, calcolosi, gotta e acidi urici; secondo la leggenda, furono fatte sgorgare da san Francesco intorno al 1200.
Interessante anche il Cimitero monumentale, inaugurato il 22 novembre 1901, assieme alla graziosa cappella neogotica, ricco di cappelle di bella fattura e ornato da due cedri monumentali.

Le frazioni del Comune meritano anch’esse una visita: il Castello di Casigliano, con le favolose tombe degli Atti e la vicina Selvarelle; Casteldelmonte; Configni col vicino Castello di Montalbano; il Castello di Firenzuola, con la vicina magnifica Pieve di Santa Maria in Rupis e la graziosa Chiesa di Santa Lucia; il Castello di Macerino a cavallo di un’importante nodo stradale che immetteva nella valle di Spoleto, con le due belle chiese di San Biagio e San Giovenale; il Castello di Portaria, con il vicino affascinante diruto Convento dei Cappuccini di San Pietro e la graziosa Chiesa della Madonna dell’Olivo; l’amena e pittoresca frazione di Rosaro, l’affascinante Castello di Scoppio, abbarbicato su uno scoglio e abbandonato da decenni .
Cenni storici
Acquasparta è un comune di circa cinquemila abitanti in provincia di Terni. Fu così chiamata dall’antico nome di quel luogo ricco di polle o sorgenti sparse, in cui un corso d’acqua segnava il confine tra il vecchio territorio di Carsulae e quello di Todi: AQUA-DIVIT, cioè AQUA-SPARTE. Soprattutto nella zona nord vi era abbondanza di acqua con zone anche paludose e, come diceva il Biagetti ricche di selve e foreste. Probabilmente nacque, come uno dei tanti vichi posti lungo le strade romane, lungo la Flaminia e vicino alle fonti costituito per lo più da capanne intessute di tronchi d’albero e fango. Acquasparta, secondo alcuni autori, fu soggetta per breve tempo al Ducato longobardo di Spoleto. Nel 713, quando fu distrutta Carsulae dai Longobardi, anche Acquasparta fu distrutta; fu poi riedificata ad opera della potente famiglia todina degli Atti, come ricorda il don Maturo, nella persona del capo stipite Johannes Antonius de Aptis, il quale riferiva della leggenda delle acque scaturite dagli scavi delle fondamenta.
In seguito, come risulta da un documento dell’imperatore Ottone I° di Sassonia del 962, le terre tra il ducato di Spoleto e le città di Todi e Terni fra cui Acquasparta, vennero date al grande feudatario il conte Arnolfo a cui dette il nome. Arnolfo andò a stabilirsi in Sangemini. Fece costruire, ad Acquasparta, due Abbazie quelle di S.Barbara e di S.Nicolò, oggi non più esistenti, e facilitò il sorgere di qualche nucleo abitato intorno alle due uniche opere in muratura: la torre feudale e la chiesa.
La prima notizia sicura delle Terre Arnolfe risale al 1002, quando Enrico II ebbe dal papa certi territori della Carinzia, dando in cambio a “illam terram quam inter Narniam, Teramnem, vel Spoletum, ex regni nostri parte habuimus” cioè le terre comprese fra Terni, Spoleto e Narni, per cui i discendenti di Arnolfo da feudatari imperiali, di probabile origine tedesca, divennero vassalli della Chiesa.

Per un periodo non ben precisato si pensa che Acquasparta sia stata assoggettata ai Monaci dell’Abbazia di Farfa: prove ne sarebbero il Regesto in cui in un documento dell’anno 1115 si nomina il castello di Acquasparta in un contratto tra i Conti tudertini, discendenti del Conte Arnolfo, e l’Abate Berardo di Farfa e un documento dell’anno 1118 in cui l’Imperatore Enrico V conferma i possedimenti dei Monaci di Farfa tra i quali c’era anche Acquasparta.

Quello che è certo e che alla fine del XII secolo Acquasparta faceva ancora parte del dominio dei discendenti di Arnolfo, chiamati Bentivenga o Nobili di Acquasparta; essi furono impegnati a difendersi dai potentissimi vicini di Terni e Todi ma alla fine, intorno al 1233, furono sottomessi da quest’ultimi ma si integrarono con la nobiltà tuderte ricoprendo importanti cariche sia temporali che spirituali. Tra questi personaggi il più importante e famoso fu il Cardinale Matteo d’Acquasparta.

Intorno al 1220 il poverello di Assisi, che era in visita da queste parti, venne portato febbricitante alla Fonte dell’Amerino e bevendo quell’acqua ne trovò giovamento. Da allora la fonte, benedetta dal Santo, venne chiamata “Fonte di S.Francesco”. Alla moltitudine di gente accorsa, espresse il desiderio di voler lì edificare un romitaggio con annesso lazzaretto vicino alla chiesa della Madonna della Stella che nel 1249, venne dedicata a S.Francesco.
Per circa due secoli Acquasparta rimase sotto la giurisdizione di Todi fin quando, l’8 agosto 1489 il Papa Innocenzo VIII con un suo Breve la dichiarava terra franca, cioè libera.
Questa libertà fu minacciata intorno al 1500 dalle lotte intestine di Todi; Acquasparta, infatti, ospitati i rappresentanti di una delle due fazioni in lotta, fu assalita ed espugnata dal ghibellino Altobello da Chiaravalle, che provocò l’intervento dei Guelfi di Todi.
Papa Alessandro VI intervenne mandando un esercito comandato dai migliori capitani di ventura dell’epoca, che distrusse il castello di Acquasparta e catturò Altobello, unificando di nuovo la città alle Terre Arnolfe, al fine di ostacolare le brame di Todi, Terni e Spoleto su queste terre, ponendole sotto il dominio diretto della Camera Apostolica.
Nel 1538 Papa Paolo III, conscio dell’importanza strategica di Acquasparta, la fece vendere a Pier Luigi Farnese che, nel 1540, la permutò con i possedimenti della figlia di Bartolomeo d’Alviano, Isabella Liviani moglie di Gian Giacomo Cesi, portando quindi a questa famiglia la signoria di Acquasparta e Portaria.

Sisto V eresse Acquasparta a ducato nel 1588 e Federico I che ne fu il primo duca. Questi completò la costruzione del Palazzo, iniziato dal Cardinale Federico, nel 1579. Con il figlio, Federico II, Acquasparta raggiunse il massimo splendore. Egli fondò a soli 18 anni, nel 1603, l’Accademia dei Lincei che esiste ancora ai nostri giorni.
Alla sua morte il feudo passò nelle mani del fratello Giovanni Federico che, risiedendo a Roma, si fece rappresentare da un governatore.
Seguì un periodo di calamità: la peste del 1630, anno della morte di Federico II ed il sisma del 1703 che devastò buona parte della zona appenninica dell’Italia centrale.
Alla fine del XVIII secolo le sorti di Acquasparta si legarono a quelle della Francia, prima con gli influssi della Rivoluzione francese del 1789, poi con le alterne fortune di Napoleone Bonaparte in Italia.
Nel 1798 fu costituita la municipalità di Acquasparta, sottomessa a quella di Spoleto.
Nel 1800 l’ultimo discendente diretto della famiglia Cesi, Federico IX, rinunciò, a favore del governo pontificio, ai diritti su queste terre ad eccezione del titolo.
Dopo le sollevazioni antifrancesi Acquasparta ebbe solo pochi anni di libertà poiché l’Umbria fu invasa nuovamente da Napoleone, ora Imperatore; alla sua caduta e affossato il sogno unitario di Murat si riaffermò il potere papale diretto.
Nel motu proprio di papa Pio VII del 6 luglio 1816 sull’organizzazione dell’amministrazione pubblica, Acquasparta è classificato come luogo baronale del Governo distrettuale di Terni appartenente alla Delegazione di Spoleto della Provincia dell’Umbria.
Nel riparto territoriale dell’anno successivo “Acquasparta con Configni” risulta comune unito al Governatore di Sangemini con i seguenti appodiati: Arezzo e Palazzo con Balduini, Casigliano, Casteldelmonte, Cerqueto con Fogliano, Macerino con Collecampo, Messegnano con Mogliano e Rapicciano, Porzano e Ville, Scoppio, Villa Paganica.
Nel 1827, a seguito di un ulteriore motu proprio sull’amministrazione pubblica di Leone XII, “Acquasparta con Configni e Casteldelmonte” è una podesteria soggetta al Governatore di Terni della Delegazione di Spoleto e Rieti, con i seguenti appodiati: Casigliano e Rosaro, Cisterna e Fiorenzuola, Macerino e Collecampo, Porzano e Ville, Scoppio.
Tale organizzazione amministrativa fu mantenuta fino all’Unità d’Italia, con la sola variazione della trasformazione della Delegazione di Spoleto e Rieti prima in Delegazione di Spoleto, poi in Provincia di Spoleto.
Nel 1860 Acquasparta entrò a far parte del nuovo Stato unitario nella Provincia dell’Umbria, all’interno del Circondario e Mandamento di Terni.
Quando poi il regio decreto n. 1 del 2 gennaio 1927 soppresse la Provincia dell’Umbria e, contestualmente istituì la Provincia di Perugia e la Provincia di Terni, Acquasparta fu assegnata a quest’ultima. Successivamente ha seguito le vicende istituzionali ed amministrative degli altri comuni italiani.