Firenzuola è una frazione del comune di Acquasparta (TR), lungo la strada statale 418 che collega questo comune con quello di Spoleto. Sita sul versante spoletino dei monti Martani, a 480 m s.l.m., rappresentava un punto di confine tra Acquasparta ed il territorio longobardo di Spoleto. Il paese domina dall’alto il piccolo bacino artificiale del lago di Arezzo.
Del suo tessuto medievale rimangono alcuni tratti di mura e le due porte di accesso. Già a partire dal 1000 fa parte delle Terre Arnolfe. In esso si trovano delle interessanti torri di guardia risalenti al XIII secolo ed ora adibite ad alloggio.
Nel 1332 è un castellato da cui dipendono i vicini borghi di Messenano, Arezzo e Scoppio Pignario. Nei secoli successivi è soggetto ora a Todi ora a Spoleto. I signori del luogo erano i Gallicitoli (con questo nome è noto intorno all’anno 1000), che hanno lasciato segni della loro presenza in vari stemmi (un galletto) posti sulle superfici esterne delle case. A sua volta, sembra che il nome provenga dalla presenza di un antico forte gallico posto in questa zona. Dopo la decadenza, avvenuta nel XII secolo, l’avvento di signori fiorentini ridiede vigore a questo borgo, e gli lasciò probabilmente in eredità il nome, Firencola, già dal 1414.
Attualmente piccolo centro agricolo di 162 abitanti, conserva pochi tratti di mura e le due antiche porte di accesso all’antico castello.
Sull’architrave della porta di una abitazione posta al di fuori della cinta muraria si vede ancora scolpito Io stemma del castello del XIV secolo.
Qui nacque Giovanni di Santuccio di Scagno “de Firencola terrarum Amulphorum” conosciuto come “mayestro da pietre e “magister et scultor, sive intagliator marmorum et aliorum lapidum” che fu chiamato a Todi nel 1414 dove mori dopo 44 anni di fervida attività lasciando, tra l’altro, la magnifica facciata della chiesa di San Fortunato. Nella sua lunga operosità in Todi il Maestro di Firenzuola si avvalse anche di altri artisti spoletini quali i nipoti Bartolo d’Angelo di Agostino e Matteuccio di Pietro di Santuccio e del maestro Mariano di Antonio; elementi questi che ulteriormente ci confermano la continuità di una attiva e feconda scuola di scultura spoletina.